martedì 6 settembre 2011

Il Buio Viaggio di Omar - Copertina

INDICE
Capitolo 1 (6 settembre 2011) 

PREFAZIONE
"Il Buio Viaggio di Omar" è un "Blog-Romanzo". Ogni post un nuovo capitolo di una storia che si svilupperà non sulle pagine di carta di un libro, ma su quelle virtuali di un blog. Post dopo post, Omar vivrà la sua storia, che si andrà a intrecciare con la realtà quotidiana dei nostri giorni. Non solo fantasia, quindi, ma anche sprazzi di realtà, di fatti quotidiani, che faranno da sfondo (e da riflessione) a una storia che, per il momento, non voglio far rientrare in nessun genere letterario particolare. Si vedrà, capitolo dopo capitolo...
Un piccolo esperimento letterario, dunque, che spero riesca a interessare qualche paziente lettore che, vista la piattaforma (blog), potrà esprimere le sue impressioni e i suoi pensieri al riguardo.


ISTRUZIONI PER LA LETTURA
I post/capitoli del blog saranno pubblicati dal primo all'ultimo, in ordine. Dunque, nella home page ci sarà sempre questo post contenente la Prefazione e le "Istruzioni", e l'ultimo capitolo aggiunto. Nelle pagine successive ci saranno tutti gli altri capitoli aggiunti in ordine di tempo, dal più recente fino ad arrivare al primo. Per iniziare a leggere il blog-romanzo dal primo capitolo, ecco il link:
http://ilbuioviaggiodiomar.blogspot.com/2011/09/capitolo-1-una-luce-nel-buio.html 
A seguire, tutti gli altri che aggiungerò col tempo. Per passare da un capitolo a quello successivo, basterà cliccare (alla fine del capitolo) sulla voce a sinistra "Post più recente".
Gli ultimi aggiornamenti saranno riportati qui sotto, e all'inizio di questo post, che funge da copertina, da promemoria e da indice, in modo da poter essere informati se vi è stata o meno l'aggiunta di un capitolo. 
Buona lettura e... buon viaggio!
Ultimo aggiornamento:
6 settembre 2011: Capitolo 1

Capitolo 1 - Una luce nel buio

Omar amava la notte. 
Le lunghe camminate nel silenzio, sotto il chiarore della Luna o nell'oscurità mai perfetta. Già, l'oscurità.
Aveva provato il buio, quello vero, netto, nero, soltanto una volta: una visita speleologica nelle grotte che penetravano la montagna qualche chilometro più a nord. Lì, spente le fiamme del caschetto arancione da "speleologo", aveva provato per la prima volta cosa voleva dire osservare il buio. Sì, perché il buio è qualcosa che si osserva, si sente. Il tempo si perde nel nero, si dilata, perde qualsiasi senso. Il buio ti circonda, ti abbraccia, ti fa suo. Ricordò la sensazione provata in quella grotta, due anni prima, e il silenzio che, pian piano, tendeva a spezzarsi grazie al respiro affannato dell'amico al suo fianco. Ma il buio, quel buio, no. Non si spezzò. Almeno fino a quando lo speleologo a capo della piccola spedizione nella grotta non tornò ad accendere la fiamma del suo casco. Tornarono così le rocce, le linee, i volti. Tornò così la vita, fino a qualche istante prima sommersa nel buio, come in apnea. 
Camminava Omar, camminava nella notte. Erano i primi giorni di settembre, l'aria si faceva più fresca, le notti più lunghe. L'indomani, la sveglia come sempre avrebbe suonato alle sette. Sarebbe iniziato un nuovo giorno; e un nuovo settembre. Un settembre senza scuola, senza compiti, senza gite e senza voti. Sarebbe iniziato un settembre fatto di lavoro: non gli piacevano i fili elettrici, gli interruttori e i relè. Né gli piaceva suo padre. Eppure avrebbe iniziato a lavorare con lui. Anzi, come diceva proprio suo padre, "sotto di lui". Amava il rispetto dei ruoli, Giacobbe (poteva ancora esistere un nome come quello? Si era più volte chiesto Omar... che per contro aveva un nome non di certo comunissimo). Avrebbe lavorato sotto di lui passandogli i fili della fase, della messa a terra, l'interruttore, la lampadina. Avrebbe fatto l'elettricista. 
Almeno per i primi tempi. 
No, non voleva seguire le orme del padre. Voleva fare altro. Magari si sarebbe iscritto all'Università. Magari no. Ma era sicuro del fatto che, nella vita, avrebbe fatto altro, e non l'elettricista. 
Il fatto è che è tuo padre a non piacerti, non il lavoro di elettricista...
La sua testa brulicava di pensieri simili a quello. Erano pensieri sussurrati da una voce interiore, una voce che lo conosceva bene. 
Quei pensieri lo portarono nei pressi della casa dei Vittori. Lì abitava una delle tante ragazze delle quali si era innamorato: Marta. A quell'età bastava poco, in effetti, per innamorarsi. A volte un semplice "Ciao". A volte nemmeno quello.
Guardò il cielo, stellato. Non c'era la Luna, quella sera. Le stelle però sì, e questo bastava per rendere l'oscurità del luogo in cui era nato e cresciuto meno romantica. 
Avvertì nelle gambe una dirompente voglia di andare. 
Andare dove? Sussurrò la voce.
Perché non me lo dici tu? Chiese a suo volta Omar.
Ma la voce non rispose. 
Voleva andarsene da quel posto. Voleva lasciare tutto e tutti. Forse tutti no. Gli sarebbe dispiaciuto lasciare Marta. E Katia. E Valeria. E i due Andrea, uno maschio e l'altra femmina. Che nome interessante, che era "Andrea". E gli sarebbe dispiaciuto anche lasciare il suo migliore amico, Marco.
Ma il nuovo, la scoperta, il viaggio, probabilmente avrebbero alleviato quelle perdite, gliele avrebbero fatte dimenticare in breve tempo. Del resto, diciotto anni (cinque, sei dei quali passati nel buio del non ricordo) erano davvero pochi per affezionarsi a una persona. Almeno così la pensava Omar.
Ancora pensieri nella notte. Il buio e il silenzio ti riconciliano con te stesso. 
Poi una luce. Un fuoco.
Omar notò la luce tremante di un fuoco - almeno gli sembrava - sulla collina che iniziava subito dopo la proprietà dei Vittori. Guardò l'orologio: le due e cinque. Chi, a quell'ora di notte, avrebbe mai potuto accendere un fuoco? 
Forse non si tratta di un fuoco... gli sussurrò la voce.
Eppure era sicuro che si trattasse effettivamente di un fuoco, un bivacco. Probabilmente nemmeno di piccole dimensioni.
Un incendio? No, c'era poco da bruciare in quella parte della collina. E poi, c'era da dire che quel fuoco sembrava essere spuntato all'improvviso, dal nulla. Era sicuro che fino a pochi minuti prima, non ci fosse nessun fuoco lì in collina, l'avrebbe notato. 
Omar avvertì qualche brivido dietro la nuca. Non era il fresco dell'aria. 
Ma non è nemmeno paura... pensò. 
Avvertì però in quel momento la montante voglia di tornare a casa, nella sua camera da letto. Quel fuoco lo inquietava. Oppure lo attirava...
Girò sui tacchi e fece per tornare a casa. S'incamminò, dando più volte occhiate indietro, per controllare che il fuoco ci fosse ancora. E ci fu, fino a quando Omar arrivò davanti alla finestra di camera sua, al pian terreno, semi aperta. Vi entrò.
Quella notte, o quel poco che ne restava, il ragazzo non chiuse occhio. Non poteva più controllare il fuoco sulla collina, vista la posizione della sua camera. 
Un semplice fuoco nella notte. Possibile che quel fatto così banale lo avesse così colpito?
- Cazzo, è un fuoco alle due di notte... non un mostro a due teste! - esclamò a voce bassa pochi minuti prima che la sveglia suonasse.
È una luce nel buio... gli sussurrò la voce nella testa.
Una luce nel buio.
Quando la sveglia suonò, sobbalzò per lo spavento.